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Le lucciole punk di Francesco Aiello

Nel profondo Sud italiano, quattro punk occupano un edificio che l’amministrazione locale vuole abbattere per costruire al suo posto un parcheggio. 

È questa la situazione da cui parte Lucciole. D’insetti, punk e Calabria paranoica, testo teatrale di Francesco Aiello publicato da Edizioni Erranti, terzo titolo della collana dedicata al teatro, La scena di Ildegarda, diretta da Donata Chiricò e Vincenza Costantino.

Cesare, Maria, Alessandra e Salvo sono i protagonisti di questa storia di resistenza, come sottolinea, nella prefazione, Rossana De Angelis; una resistenza “politica, culturale, emotiva”.

È difficile resistere e restare in questo Sud sempre uguale a se stesso, in cui predomina la noia, le giornate sempre uguali, la povertà emotiva di un luogo che ha smesso di crescere e pensare al divenire.

I quattro ragazzi, forse fuori tempo massimo, vogliono lottare individualmente per ridare un senso alla collettività. Ma una occupazione significa pure una condivisione della vita in comune, della condivisione financo dell’intimità affettiva: ecco allora che una coppia, formata da Cesare e Alessandra, proverà a condividere i sentimenti con Maria. Mentre un altra coppia, questa volta più politica, si formerà tra Salvo e Giovanni, “l’uomo del partito”, che isolerà Salvo dal gruppo degli occupanti portandolo nella sua rete di manovre, appunto politiche, affinché l’amministrazione locale fornisca un futuro da posto fisso ai due, ormai unico vero sogno per un divenire immobile. Perché d’immobilismo si parla in questo testo ben riuscito di Francesco Aiello: i protagonisti credono in quello che fanno, ma sono pronti a cedere ai primi sussulti di una convivenza forzata.

Lucciole lavora con gli stereotipi, vuole rendere eroica la resistenza dei quattro protagonisti, ma l’atavico male di certo Sud e di certa politica ha una resistenza ancora più tenace e attrae a sé ogni tentativo di progresso.

Lucciole è un testo che analizza il sogno “romantico” della lotta, ma che deve fare i conti con la realtà più prosaica, alla quale nessuno riuscirà a sfuggire.

 

Giovanni Canadè

La scena di Ildegarda

(comunicato stampa)

Sono stati pubblicati, per i tipi di Edizioni Erranti di Cosenza, i primi tre volumi della collana di Filosofie e Teatri “La scena di ILDEGARDA”. Si tratta di La mia Idea. Memoria di Joe Zangara di Ernesto Orrico e Massimo Garritano, Lo psicopompo di Dario De Luca e Lucciole. D’insetti, punk e Calabria paranoica di Francesco Aiello.

Il progetto editoriale vede la direzione congiunta di Donata Chiricò e Vincenza Costantino, a segno di una interdisciplinarità da subito data come tratto distintivo e prospettiva a cui tendere. Non a caso il comitato scientifico unisce personalità accademiche di sedi e ambiti disciplinari eterogenei, con lo spirito di far convergere nei volumi approfondimenti e spunti diversi intorno alle drammaturgie proposte.

Ne “La scena di ILDEGARDA” il testo teatrale è un’opera al tempo stesso unica e plurale, collocata al centro di un discorso critico-filosofico che la contestualizza, la mette in relazione a riflessioni, arti e linguaggi specifici. Il primo volume, La mia Idea. Memoria di Joe Zangara di Ernesto Orrico e Massimo Garritano, è concepito come una scrittura stratificata che vede il testo drammatico, affiancato alla versione in inglese e alla trascrizione della partitura musicale originale.  Lo psicopompo di Dario De Luca vede in successione la traduzione in inglese e un apparato critico e iconografico che offre un inedito punto di vista sulla tematica del “fine vita”, mentre Lucciole di Francesco Aiello oltre agli interventi critici che introducono e contestualizzano il testo teatrale, contiene una postfazione poetica e il QR code della canzone dello spettacolo. I volumi tentano la restituzione in formato cartaceo della multicodicità dell’evento teatrale, e offrono una traccia tangibile di ciò che si può trattenere dello spettacolo oltre il palcoscenico.

I volumi sono concepiti in stretto legame con l’evento performativo a cui i testi rimandano, per cui le restrizioni dovute al Covid-19 ne hanno penalizzato un lancio che si era sempre immaginato in un contesto in presenza, come momento di condivisione e partecipazione fra artisti e studiosi. Oggi li si promuove guardando al futuro con occhi diversi e una progettualità rimodulata sul presente, ma sempre convinti che l’arte e la sua diffusione debbano nutrirsi del contatto umano e dello scambio materiale che ha ancora il formato del libro fra i suoi veicoli più potenti.

presentazione “La scena di ILDEGARDA”

Di Ildegarda di Bingen possiamo senz’altro dire quanto Omero racconta di Odisseo. Fu donna dal multiforme ingegno. Filosofa, drammaturga, artista, cosmologa, biologa, erborista, guaritrice e musicista, a dodici anni entrò in un convento di benedettini come oblata e ne uscì come la “Sibilla del Reno” che, nel frattempo, aveva fondato un ordine femminile e si era guadagnato il diritto di tenere pubbliche conferenze. Autrice, tra l’altro, di un alfabeto e di una lingua tutti nuovi e oggi patrona degli esperantisti, nel convento da lei diretto le suore vestivano di verde. Del resto, Ildegarda riteneva che la verdezza fosse la fondamentale caratteristica del paradiso e la principale qualità di Dio.

La Scena di Ildegarda è una collana di studi che si propone di dare spazio a saggi e a testi teatrali che, prima di tutto, affondino le loro radici nella gloriosa tradizione della riflessione filosofica e drammaturgica. Allo stesso tempo, essa intende dare vita a inedite forme di intersezione tra saperi filosofici e linguaggi della scena, promuovendo un dialogo tra questi ultimi e media tradizionali e nuovi. In fondo il mondo ha bisogno, più di ogni altra cosa, di idee che, come il dio di Ildegarda, sappiano essere verdi, ovvero germogliare e fiorire e, quindi, lussureggiare.

 

 

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